venerdì 24 settembre 2010

Imola , 1972-2010

Ducati 750 Desmo, vincitrice 200 miglia Imola 1972  con  Paul Smart .
Fervono i preparativi per la rievocazione della 200 Miglia di Imola del 1/2/3 Ottobre , la gara che ha dato lustro alle derivate di serie in Italia. Formula importata dagli USA ad opera di Checco Costa, papà del Dott. Claudio della Clinica Mobile, idea nata praticamente in concomitanza di  questa manifestazione.
Come allora è data per certa la partecipazione di tanti piloti famosi, a partire proprio dal  vincitore della prima edizione Paul Smart e via via fino ai fuoriclasse del calibro di Agostini, Cecotto, Roberts, Lucchinelli, Baker e tanti altri ancora, in un elenco che non farò per non mancare di rispetto a nessuno, visto che i media riportano di giorno in giorno nuove adesioni. Sul web comunque le notizie non mancano e devo dire che la tentazione di andare a vedere da vicino moto e piloti del genere  in una cornice come quella del Santerno è fortissima. Se riuscirò ad andarci è scontata una montagna di foto.
Il sito ufficiale l'ho trovato qui:
http://it.200miglia.com/front200it

lunedì 20 settembre 2010

Ospedaletti 2010

Burlando (In carena sulla sua Ducati)

Agostini (tra un autografo e l'altro..)

Agostini, in posa con mio fratello Claudio
In attesa di novità sul fronte del suo nuovo hobby di restauratore, ecco un'immagine di mio fratello insieme al mitico Mino, che ospite ad Ospedaletti insieme ad altri illustri Ex come Lucchinelli e Burlando non si è fatto pregare dai fans per una foto o un autografo. A tu per tu si è rivelato molto disponibile e paziente, oltre ad incantare il pubblico presente una volta inforcata l'MV. Quindici titoli mondiali ben portati.
P.S. A giudicare dalla manetta non sono molto "ex" e , nel caso di Burlando specialmente, ben lungi dall'appendere il casco al chiodo! 
Lucchinelli (di spalle..)

martedì 14 settembre 2010

Si fa presto a dire ...

Darmah 900

900 S2 avv.elettrico
Serie 860
Indiana 650 (350)
Parlando della TL 600 mi sono tornate in mente alcune delle Ducati bicilindriche più discusse del passato: La 500 col motore  parallelo, la 860 GT e la custom Indiana. Il mercato stroncò per motivi diversi  queste moto che una volta di più sembrano ancora oggi ricordare come non sempre i tentativi di provare strade alternative si rivelano buoni. La 350/500 bicilindrica parallela, conosciuta anche in fabbrica col nomignolo di "demonio" per l'affidabilità critica e l'estetica sgraziata( mitigata in parte nel mod.Sport grazie alle sovrastrutture disegnate da LeopoldoTartarini e simili a quelle del Darmah 900) era figlia della fretta di metter sul mercato una bicilindrica di media cilindrata e avrebbe meritato senz'altro una genesi diversa e una cura maggiore in tutto, specie nella meccanica. Per fortuna della stessa Ducati il team capitanato dall'Ing. Taglioni progettò il motore bicilindrico ad "L" della serie Pantah, capostipite d'una generazione ed uno schema che (con le dovute evoluzioni e differenze..) prosegue ancor oggi. La serie 860 doveva essere la maxi per eccellenza secondo l'idea della casa,  ragion per cui si scomodò anche Giugiaro nel design di alcuni prototipi; essa aveva purtroppo proprio nell'estetica (e qualche difetto di gioventù)  il suo tallone d'Achille. Le sucessive Supersport 900 adottarono il motore a carter "quadri" derivati dalla 860 ma con distribuzione Desmo e fortunatamente riproposero l'estetica aggressiva  della Supersport 750 a carter "tondi" : Dal brutto anatroccolo nacque un mito. Le sucessive serie Darmah e le ultime S2 900 non riuscirono nell'impresa di replicare se non migliorare le  Supersport , sia per una serie di scelte tecniche discutibili che per un'estetica non al top e furono considerate quasi un passo indietro dai cultori del marchio, che però ebbero un sussulto alla presentazione d'un  riuscito caposaldo della produzione: La MHR Replica, ultima della sua stirpe con distribuzione a coppie coniche.
L'Indiana , nata nel periodo di gestione Cagiva, sondò per cosi' dire il mercato delle custom all'americana  e per dirla in breve aveva teoricamente le carte in regola e una dotazione di tutto rispetto. Ma una Ducati ha un Dna sportivo in qualsiasi declinazione venga proposta ed allora, forse più che oggi, il connubio desmo-custom proprio non venne "digerito" nè dai fans ma nemmeno dagli appassionati del genere, anche se son pronto a scommettere che qualcuna circoli ancora , con buona soddisfazione dei proprietari.
Si fa presto a dire Ducati, ma un mito non nasce  cosi' per caso e se alcune di queste moto  faticano ad apparire sulle pubblicazioni dedicate alla casa di Borgo Panigale, ci sarà pure un perché!
500 Sport Desmo

lunedì 13 settembre 2010

TL 600

Ducati Pantah 600 TL
Sto ancora frugando e prima o poi troverò una foto che lo ritragga: Sto parlando di "Maxim", pilota savonese che letteralmente faceva volare la sua Ducati TL, prima in versione quasi di serie e negli ultimi anni di carriera modificata fino a toccare i 780 cc. con l'innesto di numerosi particolari della F1 (motore, ciclistica eccetera..).
Voglio rendere omaggio prossimamente alla figura di questo  fuoriclasse delle gare in salita di qualche decennio fa , prematuramente ed incolpevolmente scomparso in un tragico incidente stradale ( Sulla Torino-Savona).
Per ora (in attesa di trovare materiale fotografico decente..) mi limito a postare un'immagine della TL tratta da quelle diffuse a suo tempo dalla casa, tanto per farvi rendere conto del mezzo con cui "Maxim"  gareggiava senza timori riverenziali e spesso primeggiando nei confronti di avversari degni di nota e con mezzi sulla carta ben superiori. La Ducati 600 TL : Da tanti snobbata per il suo aspetto poco sportivo, ma in realtà una Pantah  sotto mentite spoglie estetiche (e relativo manubrio alto in luogo dei semi manubri) , la TL grazie anche e soprattutto a piloti come "Maxim" si rivelò una specie di Monster ante-litteram, temibilissimo nelle cronoscalate.
Fu grazie a questa moto e al pilota che ne incarnava meglio lo spirito che mi appassionai, ancora ragazzino, alle gare in salita e ancor più alle Ducati, dopo la prima folgorazione ad opera della SS di mio fratello (che abitando a Savona ebbe modo di conoscere diversi piloti e molti  personaggi legati a quel periodo provenienti dal ponente ligure) .
Le gare in salita hanno sempre messo in evidenza tanto entusiasmo,  passione e un'atmosfera d'altri tempi.
Non sarà facile, ma mi impegnerò a cercare materiale fotografico e raccogliere testimonianze credibili.

venerdì 10 settembre 2010

Fosse che fosse la volta buona?

Kawasaki Sbk 2011 (prewiew)
La kawasaki  per me rimane la più enigmatica delle case giapponesi.
 E' un colosso dalle molteplici diramazioni che si occupa di motociclette, navi colossali , treni superveloci  eccetera, non per niente si fregia del titolo di Heavy Industries, mica briciole insomma..
Eppure nelle corse motociclistiche la casa di Akashi non ha mai palesato un impegno pari alla sua grandezza, è sempre apparsa come la "minore" delle "sorelle" nipponiche.
 Nello specifico delle gare di velocità ha suonato pochi ma significativi acuti, con moto che comunque sono divenute leggendarie: Le potenti ma fragili tre cilindri H1R/RA 500 e 750 due tempi  nei campionati per derivate di serie ed AMA( una vittoria al TT  e record sul giro di Mick Grant con l'ultima 750 KR tre cilindri raffreddata a liquido) , le KR 250 e 350 bicilindriche campioni del mondo con Kork Ballington e Anton Mang, la controversa KR 500, la leggendaria e robusta Z1000 R di Lawson e Rainey nella superbike USA ,  la serie Ninja 750 ZXR campione del mondo Sbk con Scott Russel nel 1993 e la poco incisiva e competitiva Motogp affidata senza successo a vari piloti, tra i quali anche Melandri con il  marchio Hayate sul serbatoio in un'ultima (per ora..) stagione dopo l'annunciato disimpegno ufficiale.
Nei mondiali Superbike e Supersport  la Kawasaki  continua a partecipare e svilippare nuovi modelli destinati alla produzione, come quest'ultima Ninja 1000 versione 2011 recentemente presentata alla stampa e vista in pista anche col pilota giapponese più rappresentativo della casa : Akira Yanagawa, l'unico a sfiorare l'iride dopo i fasti del team Muzzy con Russell alla guida. Da allora i fans delle "verdone" (colorazione apparsa per la prima volta nel campionato AMA e poi divenuta in seguito ufficiale ovunque) attendono una moto ed un pilota capaci di far volare la Kawasaki in alto. Sarà la volta buona ?
Kawasaki KR 750  AMA , driver: Gary Nixon

martedì 7 settembre 2010

Caballero 50

Questo Caballero 50, acquistato da mio fratello ad un mercatino già nelle condizioni che vedete in foto e bisognoso soltanto di poche cure per restituirlo all'antico splendore (nuovo impianto elettrico, carburatore e relativo collettore, qualche decal non originale e pochissimo altro ancora...) si è aggiunto al Kappa 125.
Ovviamente il lavoro è stato ben poca cosa in confronto alla GS trovata a stato di rottame, ma trovare un Caballero 50 del 76 e lasciarselo scappare, con tutta la storia  che il mitico araldo della Fantic porta con sé....
La soddisfazione di un restauro totale è senz'altro maggiore di un acquisto come questo, ma non temete:
Ho come il sentore che la ricerca di altre moto su cui metter mano sia soltanto all'inizio!

lunedì 6 settembre 2010

Addio Shoja..

Alcuni nemmeno ti conoscevano, troppo presi dai loro beniamini , ma tanti appassionati  ormai già sapevano apprezzare le tue indubbie doti e i tuoi risultati in gara. Chi ti ha conosciuto personalmente  ha ricordato attraverso i media anche il tuo lato umano oltre che sportivo, rimarcandone la simpatia, la  gioia di vivere e l'allegria che solcava il tuo viso e personalmente ho una gran voglia di credergli, mentre scorrono le immagini in tv.
E' un post senza retorica e opportunismo,  spinto dalla passione per questo sport e le motociclette, belle e pericolose, lasciando perdere ogni ipocrisia, tanto non serve a nulla.
Dopo il rombo assordante dei motori e la folla urlante, un istante che rapisce una vita e una dinamica che le immagini ci ripetono in tutta la loro cruda brutalità e ci ricordano, come ha detto il grande Ago, che non sono farmacisti ma sono piloti e il rischio c'è, c'è sempre stato, ci sarà sempre.
Uno sgomento e un vuoto irreale, ecco cosa ho provato quando ho realizzato il peggio.
Lascio le polemiche ad altri, oggi comunque la si pensi c'è un ragazzo in meno e un vuoto in più, un fatto che fin dal tragico incidente a  Daijiro Kato non avrei mai più voluto accadesse.
Ciao,  Shoja Tomizawa.